Approfondimenti 2020

Temi d’attualità, riflessioni, studi.

Dite qualcosa di garantista!

Riflessioni a cura dell’avvocato Alessandro Brùstia

4 febbraio 2020

La querelle Camera Penale di Milano / Davigo ci sembra evidenziare un aspetto che, in genere, non è stato fin qui adeguatamente sottolineato: l’invito espressamente rivolto alla magistratura associata dal Presidente della Camera Penale milanese di dissociarsi da una serie di affermazioni del Dr. Davigo che farebbero arrossire l’ultimo dei neo magistrati e che, in bocca a un ex presidente di Sezione di Cassazione e del vicepresidente del CSM, suonano come una bestemmia in chiesa.
Il Dr. Davigo da anni – ma con recente rinvigorimento, coincidente con la ventata di giustizialismo che ammorba il bel paese -, propina all’opinione pubblica idee di stampo autoritario che fanno a cazzotti con la presunzione di non colpevolezza (il famoso “non esistono innocenti, solo colpevoli non scoperti”), con il diritto di difesa (l’ultima è l’idea perversa di sanzionare economicamente il difensore dell’imputato che abbia l’audacia di fare ricorso per Cassazione) e la funzione rieducativa della pena (“negli Usa se delinqui ti danno una mazzata tale che non ti rialzi più”).
Non proprio un manuale di diritto costituzionale, insomma. Che poi tutto ciò sia detto dal pulpito di autorevoli (si fa per dire) salotti televisivi o sulle pagine di prestigiosi (si fa ancora più per dire) quotidiani, e, per di più, per mezzo di barzellette che ridicolizzano il sistema giudiziario, rende la vicenda ancora più grave e grottesca.
Dunque, tornando alla richiesta della CP Milano, come reagisce la magistratura rispetto a queste dichiarazioni? Fino ad ora niente, non reagisce, sembra presa da un attacco di afasia acuta che si spera sia solo momentaneo.
Infatti noi non pensiamo che quello del Dr. Davigo sia lo specchio del pensiero della magistratura, cioè di coloro che dovrebbero condividere con noi penalisti il comune terreno dei diritti individuali e delle garanzie costituzionali. Però ce lo dicano chiaramente che loro sono fatti di tutt’altra pasta, che non condividono, che quelle dichiarazioni fanno accapponare la loro come la nostra pelle. Perché se no qualcuno di noi, abituati per deformazione professionale al dubbio, potrebbe pensare che non sia così, che aderiscano più o meno segretamente a quelle idee smaccatamente incostituzionali. Oppure che non parlino per paura. E non sappiamo quale delle due ipotesi sia peggiore.